La valutazione neuropsicologica, ha una durata di circa due ore e permette di misurare le abilità cognitive (attenzione, memoria, linguaggio, percezione, funzioni esecutive) mediante la somministrazione di test neuropsicologici di valutazione globale e di test neuropsicologici funzione-specifici.
Consiste nella raccolta, sintesi ed interpretazione di una serie di informazioni sullo stato cognitivo ed emotivo-comportamentale di un individuo.
Viene eseguita allo scopo di:
- contribuire alla diagnosi medica o alla diagnosi differenziale tra patologie diverse
- definire lo stato cognitivo della persona e specificare le caratteristiche delle funzioni cognitive compromesse e/o risparmiate
- identificare le relazioni tra le misure neuropsicologiche e le difficoltà nella vita quotidiana
- pianificare un intervento riabilitativo tenendo conto delle abilità cognitive compromesse e delle abilità preservate
- monitorare, attraverso controlli ripetuti nel tempo (follow-up), il decorso di alcune patologie come accade per le forme di decadimento cognitivo nelle Demenze
- valutare l’efficacia di un trattamento neurocognitivo
- fornire e certificare informazioni sullo stato cognitivo di una persona con valore a fini peritali
L’esame neuropsicologico è costituito in tre fasi:
- PRIMA FASE – Anamnesi Neuropsicologica
- SECONDA FASE – Somministrazione di test neuropsicologici
- TERZA FASE – La Restituzione
L’anamnesi consiste nel ricostruire la storia clinica del paziente e nell’acquisizione di informazioni rilevanti per inquadrare al meglio il problema del paziente, orientando il tipo e la modalità di esecuzione dell’esame neuropsicologico.
In particolare, verranno indagati i seguenti aspetti:
- il motivo per cui il paziente è giunto alla valutazione (se è stato inviato dal medico per un chiarimento diagnostico, se ci sono dei motivi legali o se il paziente è stato condotto dai familiari che hanno notato dei disturbi);
- in che modo il disturbo si è evoluto. Nel caso di disturbi cognitivi esorditi improvvisamente, si pensa ad un evento acuto, ad esempio ictale, mentre se non si è in grado di definire un momento di esordio preciso e i disturbi peggiorano col tempo, ci si indirizza verso una patologia neurodegenerativa.
- la personalità premorbosa del paziente riferendosi alle attività che svolgeva ma anche al suo carattere prima dell’esordio della patologia, in modo da capire se i deficit hanno modificato in modo rilevante la sua vita, ma anche per avere ulteriori informazioni che possano guidare nell’iter diagnostico. Se ad esempio, il paziente era una persona educata e riservata ed ora si mostra disinibita e inopportuna, si può pensare ad una patologia di tipo frontale;
- la storia medica dei familiari, per capire se c’è una familiarità per alcune patologie;
- l’impatto che i disturbi hanno sulla vita quotidiana del paziente, per capire se hanno inciso sull’autonomia della persona, ad esempio nell’ambito lavorativo o scolastico.
Per indagare eventuali cambiamenti di personalità o di comportamento nel paziente, si renderanno necessari colloqui con familiari o con caregiver.
Solitamente, la fase della somministrazione dei test viene suddivisa in due momenti: uno di screening e uno successivo di approfondimento.
Durante la fase di screening, che tiene conto anche delle informazioni provenienti dall’anamnesi e dal colloquio clinico, l’obiettivo sarà di ottenere un profilo cognitivo generale del soggetto sottoposto alla valutazione, rilevando se il paziente presenta disturbi in alcune funzioni cognitive. In questa fase, l’indagine testistica riguarderà la valutazione primaria di molte funzioni neuropsicologiche, utilizzando prove brevi, in modo tale che l’intera valutazione possa concludersi entro circa un’ora e mezza. Solitamente, vengono impiegate batterie di test, ovvero insiemi di test neuropsicologici diversi, fra loro raggruppati e somministrati in sequenza, con il chiaro scopo di ricoprire la valutazione della maggior parte delle dimensioni del comportamento cognitivo.
La valutazione generale è molto importante perché fornirà le coordinate per definire una eventuale successiva fase di approfondimento: le funzioni cognitive che mostreranno una prestazione al di sotto della norma (o quasi) saranno successivamente vagliate meglio nel dettaglio e con prove più mirate.
La valutazione neuropsicologica si conclude con la stesura di una relazione esplicativa dei test somministrati, dei punteggi ottenuti e di una descrizione delle prestazioni del soggetto alle singole prove.
Questo aspetto richiede tempo allo specialista neuropsicologo in quanto la relazione dell’esame neuropsicologico non è una semplice trascrizione di punteggi numerici in una griglia bensì una dettagliata descrizione del profilo neuropsicologico del soggetto.
Sono riportati i dati anagrafici, le informazioni raccolte nell’anamnesi neuropsicologica, il quesito diagnostico di invio, le considerazioni diagnostiche e infine le conclusioni. Si allega una tabella con i punteggi ottenuti nelle prove che devono essere dettagliatamente elencate.
La consegna del referto avviene a distanza di alcuni giorni dalla valutazione neuropsicologica, in occasione della quale sarà compito dello specialista neuropsicologo descrivere, al paziente e ai familiari, quanto emerso. Ciò coincide con un momento importante del processo diagnostico, la “restituzione”.
Il momento della restituzione, che avviene al termine di una valutazione neuropsicologica, è una fase estremamente delicata, oltre che di profonda responsabilità, nella quale il soggetto e/o la famiglia vengono informati dallo specialista neuropsicologo rispetto a quanto emerso dalla valutazione.
Esso rappresenta per il paziente ed i familiari l’inizio di un processo di analisi e riflessione, che può suscitare reazioni di paura e nuove domande.
La diagnosi neuropsicologica può evidenziare l’integrità delle funzioni cognitive oppure un quadro di compromissione delle abilità cognitive: in questo caso può essere suggerito un training riabilitativo neurocognitivo rivolto al paziente od un intervento psico-educativo rivolto ai familiari del paziente, per gestire alcuni aspetti della patologia (come ad esempio accade per i disturbi neuropsichiatrici nelle demenze).
Qualunque sia la domanda di invio del paziente, successivamente alla restituzione può essere utile un confronto tra specialisti, per un approccio integrato al paziente e alla sua famiglia.