Il Disturbo da Stress Post-traumatico (PTSD): cos’è e come si tratta
“Il trauma è personale. Anche se viene negato, esso non scompare. Quando è ignorato o negato, le grida silenziose continuano interiormente e vengono sentite solo da chi ne è prigioniero. Quando qualcuno entra in quel dolore e sente le urla, la guarigione può iniziare.”
(Danielle Bernock)
Genericamente definiamo “evento traumatico” tutto ciò che possa risultare minaccioso per la vita o per l’integritа psicofisica di un individuo, a questo dobbiamo aggiungere l’assistere a un evento traumatico vissuto da un persona vicina a noi.
Il Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) è una patologia che può svilupparsi in persone che hanno subìto o hanno assistito a un evento traumatico, catastrofico o violento, oppure che sono venute a conoscenza di un’esperienza traumatica accaduta a una persona cara.
A tutti noi può capitare di vivere esperienze soverchianti, spaventose e percepite come al di fuori del nostro controllo, come essere coinvolti in un incidente stradale o subire un’aggressione. In particolare, alcune figure professionali – ad esempio, militari, membri delle forze dell’ordine, personale sanitario o vigili del fuoco – hanno maggiori probabilità di essere esposti a episodi o dettagli particolarmente violenti e sconvolgenti.
La maggior parte delle persone riesce a superare lo shock iniziale senza necessità di supporto aggiuntivo; se però la sofferenza della vittima si prolunga per oltre un mese dall’esposizione al trauma e interferisce significativamente con la vita lavorativa, sociale o scolastica dell’individuo, va posta la diagnosi di PTSD.
Quali sono i sintomi del PTSD?
Nel DSM-5 la diagnosi dei Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti è l’unica a tenere in considerazione fra i criteri diagnostici l’aspetto eziologico rappresentato appunto dal trauma.
Tra questi il Disturbo reattivo dell’attaccamento, il Disturbo da impegno sociale disinibito, il Disturbo da stress post-traumatico (PTSD), il Disturbo da stress acuto, i Disturbi dell’adattamento e altri due disturbi con altra o senza specificazione.
In particolare per lo sviluppo di un PTSD (DSM-5; APA, 2013) è necessaria la presenza di alcuni criteri:
- Criterio A - Esposizione a un evento traumatico
- Criterio B - Sintomi di risperimentazione
- Criterio C - Sintomi di evitamento
- Criterio D - Sintomi di alterazione negativa dei pensieri e delle emozioni
- Criterio E – Sintomi di iperattivazione (arousal)
E’ necessario che la persona sia stata esposta a un trauma, quale la morte reale o una minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale (criterio A) facendo un’esperienza diretta o indiretta dell’evento traumatico oppure venendo a conoscenza di un evento traumatico violento o accidentale accaduto ad un membro della famiglia o ad un amico stretto. Traumatica è anche l’esposizione ripetuta o estrema a dettagli crudi dell’evento traumatico come ad esempio succede ai primi soccorritori che raccolgono resti umani o agli agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli di abusi su minori.
Sintomi intrusivi correlati all’evento traumatico e che insorgono dopo l’evento traumatico,(criterio B):ricordi, sogni, flashback che possono portare alla completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. Può esserci intensa o prolungata sofferenza psicologica e reattività fisiologica in risposta a trigger intesi come particolari che ricordano il trauma o che simboleggiano o assomigliano al trauma.
Evitamento persistente degli stimoli associati all’evento traumatico che viene messo in atto dopo l’evento traumatico (criterio C). Interessa sia fattori interni come ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico, che fattori esterni quali persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti e situazioni che possono suscitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico.
Alterazioni negative di pensieri ed emozioni associate all’evento traumatico si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio d). La persona può non ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico, sviluppare persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative su se stessi, gli altri, o sul mondo. Possono manifestarsi pensieri distorti e persistenti relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento traumatico che portano a dare la colpa a se stessi oppure agli altri. Si può inoltre sperimentare uno stato emotivo negativo e provare sentimenti persistenti di paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna, una marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri o incapacità di provare emozioni positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore.
Marcate alterazioni dell’arousal e della reattività associati all’evento traumatico si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio e) come comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima o nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti, comportamento spericolato autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione, difficoltà relative al sonno come difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati oppure sonno non ristoratore.
Questo profilo di sintomi deve essere persistente (durare più di un mese; Criterio F), creare sofferenza e interferire con il funzionamento sociale, lavorativo o in altre aree importanti della persona (Criterio G) e non essere attribuibile agli effetti di sostanze stupefacenti o a un’altra condizione medica (Criterio H).
Causa del PTSD
Il PTSD come già accennato, si sviluppa come conseguenza di uno o più eventi traumatici fisici o psicologici. Alcuni esempi degli accadimenti che possono determinare lo sviluppo di un PTSD sono:
- esposizione a disastri naturali come terremoti, incendi, alluvioni, uragani, tsunami;
- guerra, tortura, minacce di morte;
- incidenti automobilistici, rapina, disastri aerei;
- malattie a prognosi infauste;
- lutto complicato o traumatico;
- svolgere un lavoro che aumenta il rischio di esposizione a eventi traumatici;
- maltrattamento e/o trascuratezza nell’infanzia (C-PTSD);
- abuso fisico e sessuale nell’infanzia (C-PTSD);
- bullismo;
- aggressioni, vittimizzazioni e discriminazioni basate sul genere, l’orientamento sessuale, l’identità di genere, l’etnia o la religione;
- violenza politica e comunitaria.
La gravità del trauma e la minaccia percepita giocano un ruolo significativo nello sviluppo di un PTSD: maggiore è l’entità del trauma e della minaccia percepita, maggiore è la possibilità di sviluppare un PTSD (APA, 2013). In generale, si parla di fattori di rischio per indicare gli elementi e le caratteristiche che, interagendo tra loro, aumentano la probabilità che un disturbo compaia e si stabilizzi. Nello studio delle cause del PTSD, i fattori di rischio vengono spesso divisi in fattori pre-traumatici, cioè preesistenti all’evento traumatico, aspetti del trauma, ossia caratteristiche del trauma in sé e per sé o della risposta immediata, e fattori post-traumatici, vale a dire che hanno a che fare con la condizione della persona e/o del suo ambiente in seguito al trauma.
PTSD e trauma complesso
La diagnosi di Trauma Complesso non è attualmente riconosciuta dal DSM V, ma è al centro di un dibattito scientifico e culturale che rende la sua definizione ancora oggi controversa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2018) non considera il C-PTSD come un sottotipo del PTSD, ma come un disturbo indipendente inserito nell’undicesima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11).
La letteratura scientifica da anni si sta occupando di approfondire gli effetti a lungo termine dell’abuso, del maltrattamento e della trascuratezza nell’infanzia, sulla salute mentale e sull’organizzazione di personalità dell’adulto (Adverse Childhood Experiences – ACE Studies; Judith Herman, 1992; Felitti e Al., 1998; Briere e Spinazzola, 2005; van der Kolk, 2005; Cloitre e Al., 2009; Lanius, 2012).Il tentativo è anche di differenziarlo, attraverso i sintomi, dal Disturbo da Stress Post-Traumatico, che è legato all’esposizione ad un singolo evento di minaccia alla vita.
La traumatizzazione cronica invece ha i sintomi più pervasivi e invalidanti, legati all’essere stati esposti a molti eventi traumatici nell’infanzia o nell’arco della vita adulta; in questo secondo caso si parla in clinica di “trauma cumulativo” (Briere e Spinazzola, 2005; Cloitre e Al., 2009).
Questo tipo di esperienze traumatiche, che possono dare origine al Disturbo da Trauma Cumulativo, riguarda prevalentemente traumi interpersonali come l’abuso fisico e/o sessuale, l’abuso emotivo e il neglect, la violenza assistita e la separazione precoce, l’abbandono o il deterioramento della relazione primaria (a causa di malattie, droghe o detenzione) del caregiver.
Sono causa di traumatizzazione cronica anche esperienze di tortura, guerra, prigionia o migrazione forzata e in generale tutte le condizioni in cui lo stato di minaccia alla vita per se stessi o per i propri familiari resta attivo per un tempo prolungato, impedendo all’individuo ogni forma di protezione o difesa. Gli esiti psicopatologici di questo tipo di esperienze avverse, sono più complessi e pervasivi ed includono solo in parte i sintomi del Disturbo da Stress Post Traumatico, ad oggi unica diagnosi riconosciuta ufficialmente.
Trauma e dissociazione
In alcuni casi, i sintomi del PTSD possono manifestarsi in forme particolari, con sintomi dissociativi, oltre ai sintomi nucleari del disturbo, la persona riporta persistenti sintomi di dissociazione, come depersonalizzazione (sensazione di distacco dal proprio corpo e dai propri processi mentali, oppure di essere un osservatore esterno di se stesso) o derealizzazione (sensazione di distacco dall’ambiente circostante, che appare irreale, distorto o come in un sogno). Le persone possono dissociarsi per sfuggire “mentalmente” e sopravvivere all’esperienza del trauma mentre avviene (dissociazione peritraumatica), ma anche in seguito per proteggersi da emozioni e stati soverchianti.
Altri disturbi e problemi associati al PTSD
Il trauma può avere un impatto talmente destabilizzante da far sì che raramente i sintomi del PTSD si presentino in maniera isolata. Secondo l’American Psychiatric Association (APA, 2013), l’80% degli individui con PTSD può avere anche altri disturbi o problemi di salute mentale, come ansia, depressione, disturbi del comportamento alimentare, problemi di sonno, somatizzazione, abuso di sostanze e altre dipendenze comportamentali. Inoltre, è frequente l’associazione con il Disturbo Dissociativo dell’ Identità (DID) e con i Disturbi di Personalità, in particolare con il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), con il Disturbo Evitante di Personalità (DEP) e il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP).
Altre difficoltà comunemente associate possono riguardare la sessualità, il controllo degli impulsi, l’autolesionismo, i pensieri e i comportamenti suicidari, o possono manifestarsi a livello corporeo sotto forma di dolore cronico o sintomi fisici senza una causa medica identificabile.
Trattamento del PTSD
A oggi, gli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono:
- la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT);
- l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).
Questi due approcci evidence-based sono attualmente raccomandati nelle linee guida internazionali sul trattamento delle condizioni correlate allo stress (WHO, 2013).
Infine, un’altra tipologia di trattamento si focalizza sull’aspetto dissociativo, poiché considera il PTSD il risultato di una dissociazione primaria della personalità; quest’approccio è detto terapia a più fasi o phase-oriented poiché si divide in una prima fase di stabilizzazione dei sintomi, una seconda focalizzata sulle memorie traumatiche e una terza di integrazione della personalità e lavoro sul funzionamento quotidiano, le relazioni e l’intimità. Allo stato attuale, la terapia a più fasi rappresenta il trattamento di elezione per il trauma complesso (C–PTSD).
Riferimenti
American Psychiatric Association. (2013). Manuale diagnostico e statistic dei disturbi mentali (5a Ed.): DSM-5. Trad. it. Raffaello Cortina, Milano 2014.
Herman J. L. (2011). Guarire dal trauma “Affrontare le conseguenze della violenza, dall’abuso domestico al terrorismo”. Edizioni Magi.
Liotti G. & Farina, B., (2011). Sviluppi traumatici. Raffaello Cortina Editore: Milano.
Steele, K., Boon, S., van der Hart, O., & Tagliavini, G. (2017). La cura della dissociazione traumatica: un approccio pratico e integrativo. Mimesis.
Sitografia
World Health Organization/Organizzazione Mondiale della Sanità (2018). International Classification of Diseases 11th Revision (ICD-11). Consultato da: https://icd.who.int/
https://www.stateofmind.it/tag/ptsd-disturbo-post-traumatico-da-stress-post-traumatic-stress-disorder/
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