L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing – Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti.
L’EMDR nasce come terapia elettiva per il trattamento del Disturbo Post-traumatico da Stress (PTSD), e per tale patologia si è dimostrata efficace, molti studi lo dimostrano (Foa, Keane, Friedman, 2000).
L’EMDR utilizza i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra, come il tapping (tamburellamenti sulle gambe, spalle, braccia), per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali così da produrre un’elaborazione accelerata dell’informazione (Shapiro, 2018).
L’utilizzo della terapia EMDR nel disturbo da uso di sostanze è stato, sin dall’inizio, basato sul trattamento del Disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Un trauma può essere all’origine della dipendenza (Stewart, 1966), il PTSD infatti coesiste frequentemente con l’abuso di sostanze (Brady & Sinha, 2005; Jacobsen, Southwick & Kosten, 2001).
Le esperienze infantili sfavorevoli (ACE, Adverse Childhood Experiences) sono associate al 44% delle psicopatologie in età evolutiva e al 30% negli adulti (Archives of Psychiatry, 2010) e sono le cause più frequenti di disturbi psicologici a tutte le età.
Soprattutto in età dello sviluppo possono avere un effetto significativo nella successiva regolazione emotiva e sullo sviluppo di comportamenti disfunzionali.
Tra le ACE più comuni, vissute all’interno del contesto familiare prima dei 18 anni, vi è l’abuso fisico ricorrente, l’abuso psicologico ricorrente, l’abuso sessuale, la presenza di una persona dipendente da alcol o da sostanze all’interno del nucleo familiare, la presenza di una persona incriminata per un reato all’interno della famiglia, un membro della famiglia gravemente depresso, con disturbi mentali conclamati, istituzionalizzato o suicidario, la presenza di una madre che viene trattata in modo violento, la presenza di un sono genitore o l’assenza di entrambi i genitori, la trascuratezza fisica e la trascuratezza emotiva.
Lo studio sugli ACE conferma la presenza di una relazione altamente significativa tra esperienze sfavorevoli in età infantile e depressione, tentativi di suicidio, alcolismo, abuso di sostanze, promiscuità sessuale, violenza domestica.
Van der Kolk nelle sue ricerche sottolinea che almeno la metà delle persone traumatizzate cerca di offuscare il proprio mondo interno “intollerabile” attraverso alcol o droghe (Van der Kolk, 2002).
Il comportamento di dipendenza può avere inizio come soluzione di un problema, ma col passare del tempo diventa esso stesso il problema più grave con il verificarsi di nuovi traumi che possono, a loro volta, comportare un aumento dell’uso di sostanze, contribuendo alla creazione di una nuova spirale negativa.
L’utilizzo di sostanze possono facilitare il controllo di sentimenti e comportamenti ma c’è sempre un prezzo da pagare perché bloccano i sistemi chimici che regolano la motivazione, il dolore ed il piacere.
Di conseguenza, un intervento volto a trattare i traumi legati alla storia di vita e alla storia di dipendenza dalle sostanze potrebbe, dunque, favorire un aumento dell’efficacia dei trattamenti standard generalmente erogati dai professionisti specializzati nel trattamento EMDR.
In tal senso si ipotizza che l’EMDR possa essere un metodo efficace per trattare contemporaneamente sia i comportamenti di dipendenza che i traumi correlati ad essa. Come accade con i traumi, l’EMDR aiuterebbe a diminuire i disturbi da dipendenza portando l‘individuo ad un progressivo equilibrio neurofisiologico e ad una risoluzione del trauma, ma deve essere accuratamente integrato nel trattamento della dipendenza (Zweben & Yeary, 2006).
L’EMDR rappresenta un trattamento psicoterapico che si integra facilmente ad altre misure di trattamento delle dipendenze.
Il trattamento EMDR elabora direttamente i primi/peggiori eventi alla base delle dipendenze, basandosi sulla premessa che i comportamenti di dipendenza hanno come fattore di rischio esperienze del passato non rielaborate; esso prevede infatti la rielaborazione degli eventi passati, successivamente i fattori scatenanti (trigger) del presente e aiuta a prepararsi per il futuro.
Utilizza come target le esperienze relative all’uso della sostanza e alle conseguenze dell’uso di sostanze.
La prospettiva dell’EMDR spiega come il comportamento da uso di sostanze e i sintomi di craving vengano mantenuti tramite associazioni mnestiche e immagini mentali non adattive, che possono essere desensibilizzate tramite le tecniche dell’EMDR.
I movimenti oculari diminuiscono la vividezza e la carica emotiva dei ricordi, pertanto l’EMDR può essere un trattamento molto indicato anche nei disturbi correlati alle sostanze, in cui i ricordi traumatici e le relative immagini giocano un ruolo fondamentale.
Ed è proprio in questa direzione che l’EMDR troverebbe la massima applicabilità , consentendo alla persona di riaccedere attraverso l’intervento ai sistemi di affetti-memorie, vissuti durante l’intossicazione e quindi di attuare una riprogrammazione su tali sistemi anche in condizione di sobrietà.
Secondo questa ipotesi la persona dovrebbe quindi affrontare l’EMDR dopo averattuato la disassuefazione (o in una fase di stabilizzazione con agonisti), con la proposta di ripercorrere i momenti immediatamente precedenti l’uso della sostanza, per arrivare ai momenti di utilizzo della sostanza, fino alla riattualizzazione esperienzale degli effetti della stessa.
É quindi importante applicare tali interventi in ambienti protetti con figure specializzate, in quanto l’esposizione ad un simile percorso di esperienza può portare ad una forte riattivazione del craving.
BIBLIOGRAFIA
- JACOBSEN, L.K., SOUTHWICK, S.M., KOSTEN, T.R. (2001). Substance use disorders in patients with posttraumatic stress disorder: A review of the literature. American Journal of Psychiatry, 158, 1184-90
- SHAPIRO, F. (2018). EMDR, il manuale; principi fondamentali, protocolli e procedure. Milano: Raffaello Cortina Editore
- SHAPIRO, F., VOGELMAN-SINE, S., SINE, L. (1994). Eye movement desensitization and reprocessing: Treating trauma and substance abuse. Journal of Psychoactive Drugs, 26, 379-391
- VAN DER KOLK, B.A. (2002). Beyond the talking cure: Somatic experience and subcortical imprints in the treatment of trauma. In Shapiro, F. (a cura di), EMDR as an integrative psychotherapy approach: Experts of diverse orientations explore the paradigm prism (57-83). American Psychological Association Press, Washington DC
- ZWEBEN J., J. YEARY, (2006). EMDR in the treatment of addiction. Journal of Chemical Dependency Treatment, 8, 115-127.
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